TRENTO (17 Luglio 2019) Tutta la vicenda della cattura e della fuga dalla prigione per orsi di Castellet dell'orso M49 (questo il suo nome in codice) mette in evidenza la incapacità gestionale di una vicenda che poteva terminare in maniera incruenta ma che in queste ore potrebbe trasformarsi nell'ennesimo rischio di abbattimento del terzo orso in tre anni per questo motivo l'ASSOCIAZIONE ITALIANA DIFESA ANIMALI ED AMBIENTE chiede le dimissioni o il licenziamento immediato di chi ha tecnicamente gestito quella assurda operazione, iniziata con la cattura domenica attorno alle 22.30 dell'orso finito in una trappola, cattura effettuata senza sedazione e senza la presenza di un veterinario che potesse controllare lo stato di salute dell'orso che invece è stato chiuso in una gabbia (in realtà un tubo buio) e trasportato su un camion per tre ore dalla località di cattura fino al centro di Castellet. Un tragitto fatto di curve, frenate, salite e discese che hanno provocato nell'orso non solo uno spavento che poteva (o forse voleva) essere mortale, ma hanno innalzato l'adrenalina nell'animale rendendone quasi poi certamente possibile la fuga dopo solo due ore, e dopo che gli era perfino stato tolto il radiocollare e che dopo la fuga ha portato per la priva volta un orso in una zona quella dei boschi di Rendina dove gli orsi non ci sono mai stati in quanto han sempre vissuto a oriente dell'adige avendo nello stesso fiume, nella ferrovia e nell'autostrada una barriera invalicabile. Quindi dietro la figuraccia internazionale della fuga per la libertà di M49 non ci stanno retroscena, non ci stanno cali di corrente, cancelli lasciati aperti o altri retroscena che piacciono ai complottisti. Nulla di tutto ciò ci sta solo una gestione superficiale di tutta la vicenda che in alcuni passaggi sfocia nella stupidità umanamente intesa o nel dilettantismo che avrebbe potuto mettere a rischio la vita dell'orso appena catturato, e che per reazione contraria ne ha invece garantito la fuga. "Noi non partecipiamo al balletto del complotto- ci dice Lorenzo Croce presidente di AIDAA- ma in questa occasione chiediamo tre cose: che sia salvata la vita dell'orso e che sia lasciato libero di vivere in pace, che si punisca con il licenziamento colui o coloro che a vario livello hanno gestito questa ridicola vicenda e che gli allevatori oltre a fare la voce grossa per chiedere soldi, siano obbligati a mettere in regola le loro greggi e le loro mandrie con le normative previste dai piani di tutela sia per lupi che per orsi, in quanto il 70% di loro non è in regola".