BOLOGNA Cercavano un pusher latitante, ma dopo aver aperto il grande cancello a pochi metri dall’ingresso della tangenziale al civico 37 di via Stalingrado, i carabinieri si sono ritrovati davanti un dormitorio abusivo. Non solo. Accatastati negli angoli del grande giardino pezzi di auto, pezzi di biciclette, materiale in disuso. Una discarica a cielo aperto.
La «casa degli africani»
Così la «casa degli africani» giovedì all’alba è stata sgomberata. Nell’edificio dismesso vivevano in trenta, con tre pecore, una capra e alcune galline. E lì i militari dell’Arma hanno trovato anche il pusher latitante: un gambiano 32enne, che viveva nello stabile con gli altri in condizioni igieniche e di sicurezza precarie. Oltre all’uomo, destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione, è stato individuato anche un senegalese con un ordine di espulsione. Il 32enne è stato arrestato: sconterà 11 mesi di reclusione, mentre il secondo è stato denunciato. Arriva così al capolinea la storia della «casa degli africani». Così chiamata da chi ci ha trascorso qualche ora o al più qualche mese lì dentro. Conosciuta soprattutto dai giovani migranti che vivevano in città. Fuori dai circuiti dell’accoglienza. Una storia emersa per la prima volta l’estate scorsa quando una notte di agosto per un mozzicone di sigaretta spento male è scoppiato un incendio in uno dei due casolari, in quello che una volta era la casa del custode. Quella notte i vigili del fuoco hanno dovuto chiamare i carabinieri perché oltre all’incendio chi dormiva in quei letti aveva fatto scoppiare anche una protesta per non fare intervenire i pompieri con i loro mezzi.
Gli animali sono stati presi in consegna dalla tutela animali della città e quindi posti al sicuro.