sabato 16 settembre 2023

SEQUESTRATO IL TELEFONO DI LEONBRUNI, PERQUISITA LA SUA MACELLERIA IN CERCA DI SELVAGGINA

 Perquisita la macelleria di via Valeria, a San Benedetto dei Marsi, in provincia dell'Aquila, alla ricerca di carne di selvaggina. Gli inquirenti nei giorni scorsi hanno sequestrato anche i telefonini di Andrea Leombruni, che ha ucciso a fucilate l’orsa Amarena, per analizzare i messaggi presenti, nei quali, a quanto pare, si riscontrerebbe una sorta di volontà di difendersi dalla presenza dell’animale in tutti i modi. Messaggi circolati anche in alcuni post su Fb, ma ne va accertata l’autenticità.

Intanto, a quanto si apprende, in procura sono arrivati sette esposti-denunce da parte delle associazioni di animalisti. A distanza di 15 giorni dall’uccisione dell’orsa Amarena, simbolo del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, freddata la notte del 31 agosto da un colpo di fucile sparato dall’allevatore e cacciatore di San Benedetto dei Marsi, Andrea Leombruni, 56 anni, non si fermano le indagini da parte della procura di Avezzano che sta cercando di ricostruire un quadro esatto del grave episodio. L’uomo ha confessato ai carabinieri di aver sparato «per paura». Un colpo che è costato la vita di Amarena, morta lentamente poco distante dal pollaio di Leombruni dove era entrata per sfamare i suoi due cuccioli. A distanza di giorni dall’uccisione, a San Benedetto dei Marsi, ma anche in tutta Italia, si continua a parlare dell’orsa Amarena come di «un animale tranquillo e non pericoloso nonostante la sua natura selvatica». E per questo le associazioni chiedono giustizia e hanno depositato sul tavolo del procuratore Maurizio Maria Cerrato, che coordina le indagini, gli esposti.