domenica 11 marzo 2018

LA VERGOGNOSA LISTA DEGLI ANIMALI DA SOPPRIMERE


È in vigore in Italia da pochi giorni (dal 14 febbraio) il decreto che introduce divieti e regole stringenti per chi importa o alleva/coltiva o semplicemente detiene una delle 49 specie – piante e animali “alieni” - che l’Unione Europea ha inserito nella black list delle specie invasive più pericolose. Nel mirino ci sono gli scoiattoli grigi e quelli neri, la nutria, l’Ibis sacro, i gamberi della Louisiana, la rana toro e il procione.E anche la tartarughina dalle guance rosse (Trachemys scripta elegans)Proprio lei. La tartaruga d’acqua dolce diurna che sovente, quando è piccina, viene confusa con esemplari di altre sottospecie. Quella che tanti hanno acquistato o pensano di acquistare come primo pet per il proprio bimbo. Così innocua, piccina, poco invadente, salvo poi svelarsi per quello che è realmente: cioè cresce oltre i 30 centimetri, è carnivora e vorace che di più non si può, vive anche trent’anni. In natura la si trova in Texas, Louisiana, Alabama, Arkansas, Indiana. È diffusa soprattutto lungo il fiume Mississippi e le sue valli. Dal 1998 è vietata la sua importazione nella UE. Perché il suo frequente abbandono nei nostri habitat è diventato una minaccia per flora e fauna locale.Nonostante ciò, a distanza di tanti anni, ogni giorno, qualcuno chiama ancora, per esempio, l’Acquario di Milano chiedendo di poter consegnare la propria tartaruga. Una richiesta che non può essere esaudita. C’è anche chi, senza chiedere permesso alcuno, abbandona il rettile nel primo laghetto o corso d’acqua che trova, forse ignaro di contribuire così ad aggravare un problema ecologico già ben presente, perché gli “alieni” possono devastare gli ambienti. Dimenticando inoltre che gli animali abituati a vivere nell’acquario domestico, in molti casi, soffrono una volta rilasciati in natura.Per legge ora chiunque possieda un pet alieno entro sei mesi dovrà denunciarne il possesso al Ministero dell’Ambiente e consegnarlo. Ancora a chi non è chiaro. Gustavo Gandini, uno dei garanti degli animali del Comune di Milano, ha scelto di spingere sull’acceleratore di un percorso che è prima di tutto culturale e annuncia: «Proporrò il divieto di vendita di tutte le tartarughe acquatiche in città», indipendentemente dal colore delle guance. Questo perché molte altre specie possono essere pericolosamente invasive e, una volta cresciute, difficili da tenere a casa. È anche un problema di rispetto, di non usare gli animali come oggetti usa e getta», dice Gandini. La black list arriva quando ormai il danno è stato fatto: molti boschi del Nord sono pieni di scoiattoli grigi che, più forti e aggressivi, hanno messo in crisi il nostro scoiattolo rosso di casa. In Lombardia, nel parco Adda, per esempio, vive una comunità di procioni, sfuggiti tempo addietro chissà come da un allevamento. Imprendibili. Per non parlare delle nutrie, che mentre si tentava di ridurre con piani di contenimento, hanno trovato dei paladini nelle associazioni animaliste. Fino a oggi ha fatto meno parlare di sé la tartaruga dalle orecchie rosse, mentre spesso è finita sotto i riflettori la cugina “azzannatrice”, che il solo aspetto basta a definire pericolosa senza bisogno di una legge ad hoc. Il tema è dove collocarle quand’anche vengano catturate. Dove sono i centri in grado di custodirle in sicurezza, evitandone la fuga, fino a fine vita? E dove sono le forze in campo deputate ai controlli? Senza contare che nelle città gli esperti che monitorano la crescita esponenziale di questi antichi rettili osservano che una volta fuori dalle nostre case e rimessi in natura si riproducono senza problemi, anche se l’habitat non è quello tropicale o per loro ideale.