PERGINE. La gatta Wilma, 5 anni, era abituata a gironzolare vicino a casa, a Susà di Pergine. Domenica sera però non è rientrata. L'hanno raccolta lungo la strada, sembrava senza vita. Wilma è stata colpita da una scarica di pallini da caccia: ne ha 14 sparsi nel cranio, nell'addome e nel torace, che le hanno causato la frattura del femore, una ferita all'occhio, problemi respiratori, pneumotorace e un'alterazione neurologica.
Questo elenco (semplificato) delle lesioni è per far capire quanto l'uomo possa far male ad una bestiola. La gatta è in gravi condizioni, ma stabile. È salva grazie al buon cuore della persona che l'ha soccorsa e portata nella notte presso il veterinario dell'Azienda sanitaria, e grazie all'amore della sua famiglia, che ha chiesto al dottor Giovanni Zorzi della "Clinica al Lago" di provare a fare il miracolo.
«Non sappiamo se ce la farà - racconta Marco Carlin, proprietario della gatta Wilma - Mio figlio è sotto shock, siamo tutti molto amareggiati. La nostra gatta non si allontanava mai. Entrava ed usciva di casa, ma girava sempre nella zona, in via Pomarol. Bastava guardare fuori dalla finestra per vederla. Domenica sera l'hanno trovata in una strada che scende dalla campagna, in via Marzola. Il problema è che la domenica mattina qui è un far west: è stata aperta la caccia e si sentono gli spari vicino a casa».
Carlin, che ha aperto un profilo social proprio per raccontare l'accaduto, presenterà denuncia al Corpo forestale. «Non ho nulla contro i cacciatori, ne conosco molti e sono persone serie - evidenzia - Però mi chiedo che cacciatore sia uno che non distingue un animale domestico da uno selvatico. Chi ha sparato non è un cacciatore, ma un esaltato». Intanto la gatta Wilma è in cura presso la clinica veterinaria di Pergine. «Le condizioni sono stabili - spiega il veterinario Giovanni Zorzi - Attendiamo i prossimi giorni per valutare l'intervento per la rimozione dei due pallini che hanno rotto il femore». A giudicare dalle ferite, la bestiola potrebbe essere stata colpita da una distanza di 20-30 metri. «Era da anni che non mi capitava un caso simile - evidenzia il veterinario - Animali feriti con fucili ad aria compressa purtroppo ce ne sono ancora, ma colpiti con armi da caccia era da parecchio tempo che non ne vedevo».