Sei unità cinofile antiveleno provenienti da tutta Italia, le Uca dei Carabinieri Forestali, hanno eseguito, nell’ambito dell’operazione ’Chimera’, sopralluoghi preventivi in alcune aree del territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, l’area protetta del crinale tosco-romagnolo, uno straordinario ambiente naturale popolato da varie migliaia di animali selvatici. In particolare, in quella occasione, che ha rappresentato anche un’opportunità addestrativa, i cani antiveleno hanno annusato, alla ricerca di esche avvelenate, varie aree dai territori di Chiusi della Verna a Monte Savino, zone dove anche nel recente passato erano stati segnalati casi di avvelenamento di cui sono rimasti vittima animali anche particolarmente protetti. L’operazione ’Chimera’ era finalizzata dunque a contrastare il rilascio di bocconi avvelenati, una pratica scellerata purtroppo incredibilmente diffusa, che scaturisce da un comportamento umano delittuoso, a dir poco riprovevole e assolutamente da condannare più che duramente, moralmente e penalmente secondo le disposizioni di legge: "Siamo molto lieti di ospitare una Unità cinofila antiveleno nel territorio del Parco Nazionale, al servizio di un’area estesissima, che va oltre i confini del Parco stesso - dice Luca Santini presidente del Parco - Il fenomeno del rilascio di esche avvelenate è una pratica molto più diffusa di quanto si possa pensare. Una pratica che purtroppo è in grado di provocare danni importanti, e varie volte letali, alla sopravvivenza anche di specie animali selvatiche rare, di interesse nazionale ed europeo, come l’orso, il lupo, il nibbio reale ed altri animali. Questo deprecabile fenomeno si estende, come è risaputo, anche agli animali di affezione, quali gatti e cani".