venerdì 30 aprile 2021

FOLLIA ELVETICA. LO ZOO DI BERNA INAUGURA IL "PERCORSO DEL BRACCONIERE"

 ZURIGO - La Svizzera, oltre che un Paese armato fino ai denti - circolano 2 milioni e mezzo tra fucili e pistole - è anche un Paese di cacciatori. Forse per questo lo zoo di Berna ha avuto la bella pensata di inaugurare, lungo l'Aar, il fiume che costeggia la città, un "percorso del bracconiere", con tanto di falsi fucili a disposizione dei visitatori. I bersagli dei potenziali cacciatori, per lo più dei bambini, sono dei maestosi stambecchi, ungulati praticamente estinti sulle Alpi svizzere un secolo fa. Gli stambecchi sono stati reintrodotti nel 1906 dopo che 3 esemplari vennero trafugati dal Gran Paradiso, e sono stati definitivamente salvati dal rischio di una nuova estinzione nel settembre dello scorso anno, quando in un referendum l'elettorato si oppose alla revisione della legge sulla caccia che ne consentiva, insieme al lupo e alla lince, l'abbattimento indiscriminato.

Ogni anno, in occasione dell'apertura della caccia, sono circa in 30 mila a scendere sul piede di guerra per abbattere prede particolarmente ambite quali cervi, camosci, daini, marmotte e cinghiali; 70 mila delle quali ci lasciano, regolarmente, la pelle. Quanto al "percorso del bracconiere", introdotto al Dählhözli, così si chiama il giardino zoologico della capitale elvetica, la direzione è cosciente che la possibilità di mimare una fucilata a uno stambecco possa suscitare polemiche.

Doris Slezak, portavoce dello zoo, interpellata dal quotidiano Le Matin, si è avventurata in una difesa dell'iniziativa che sa tanto di arrampicata sugli specchi. "Fa parte della nostra missione educativa - ha detto - spiegare correttamente la storia dell'estinzione e del ripopolamento degli stambecchi". Quanto, invece, ad una possibile esaltazione dell'attività venatoria, se l'è cavata affermando che "tocca ai genitori sensibilizzare i loro figli sul ruolo dell'uomo nell'evoluzione delle speci". Che, detto tra le righe, giustifica fatalmente l'impiego di un'arma e, di conseguenza, della caccia.

La Protezione degli Animali è di tutt'altro parere e ha preso posizione con un comunicato piuttosto ironico. "Nel migliore dei casi - fa sapere - i visitatori dello zoo prenderanno coscienza del fatto che degli animali sono uccisi in quel modo. Male che vada si svilupperà il loro istinto per la caccia e l'atto di sparare agli stambecchi verrà banalizzato".

Gli svizzeri, che oltre a essere cacciatori e appassionati di armi sono anche convinti difensori della natura, tanto che il partito dei Verdi è ormai la quarta forza politica nel Parlamento federale, hanno reagito con disappunto sui social all'iniziativa dello zoo bernese. "È quantomeno curioso - ha scritto un tale su Twitter - che al Dählhözli non si possa dar da mangiare agli animali, ma si possa imparare a sparargli".

In realtà, più che la caccia sembrano fuori dalla storia i giardini zoologici. Di cui, sovente, si finisce per parlare per vicende paradossali come quella di Berna, quando non per tragedie come quella del luglio dello scorso anno allo zoo di Zurigo, dove un'addetta venne sbranata da una tigre.