giovedì 15 maggio 2014

BRINDISI: A PROCESSO TORTURATORE DI GATTI


Si accanì sui gatti, rischia il carcere

la vice presidente aidaa Antonella Brunetti 

BRINDISI - Qualcuno sicuramente ricorderà il caso del maltrattamento di gatti scoperto in flagrante dai volontari dell’Aidaa all’interno di un condominio di via Imperatore Costantino, uno dei tanti a Brindisi che ospitano colonie feline. La vicenda risale ad un paio di anni fa e vide protagonista un uomo che, evidentemente non troppo tollerante alla presenza di gatti, andò in escandescenze e finì con l’accanirsi sugli animali nel cortile, sotto gli occhi increduli dei volontari. Ebbene, quell’uomo ora rischia - in virtù del disposto contenuto nell’art. 544 ter del Codice Penale - da tre a diciotto mesi di reclusione, oppure la multa da un minimo di 5 ad un massimo di 30mila euro.Già, perchè l’Aidaa - troppe volte inerme e impotente di fronte alla “mano” ignota di chi maltratta i gatti (o tenta addirittura di avvelenarli con le ormai famigerate polpette) - si attivò subito a sporgere apposita denuncia affinchè venisse inferta al maltrattatore una punizione esemplare. E di conseguenza è stato instaurato un procedimento penale di fronte al Tribunale del capoluogo messapico. Il primo nella storia giudiziaria cittadina. Attualmente, il processo penale è in fase di svolgimento e ad ottobre è prevista la pronuncia della sentenza. L’associazione animalista ha prodotto come risultanze di prova le testimonianze dei volontari presenti sul posto al momento del maltrattamento.Bisognerà ora vedere se i giudici valuteranno come sufficienti tale risultanze probatorie o, se su di esse, prevarrà la tesi difensiva dell’imputato che, con ogni probabilità, avrà fatto leva sulla difficile convivenza con la colonia felina, giustificando il suo gesto come istintivo e dettato dalla esasperazione. Comunque andrà il processo, una cosa - come ha sottolineato l’Aidaa nell’articolo accanto - è certa: la vicenda giudiziaria potrà servire come deterrente ai tanti, troppi casi segnalati a Brindisi. In altre parole, da quel momento in poi chiunque sarà indotto a pensarci due volte prima di malmenare un gatto (o un altro animale) se non vuole rischiare di “sporcare” la sua fedina penale (o, al limite, affrontare un processo, con annesse spese legali). Peggio ancora se dal maltrattamento dovesse derivarne la morte dell’animale (come, invece, non è accaduto nel caso di due anni in via Imperatore Costantino): in questa ipotesi, infatti, la pena è più dura (da quattro mesi a due anni di reclusione) come statuito dall’art. 544 bis del Codice Penale. [Pierluigi Potì]
TRATTO DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO