Roma, 16 feb. (askanews) – “Somministrare ai cavalli una sostanza di per sé non vietata, ma che incide sul loro benessere psicofisico per ottenere una prestazione, che altrimenti allo stato naturale non raggiungerebbero, è maltrattamento. E questo vale sia per le competizioni che per gli allenamenti. Lo afferma la Terza Sezione penale della Corte di Cassazione rigettando il ricorso del fantino Luigi Bruschelli, detto “Trecciolino”, più volte vincitore del Palio di Siena, e confermando quanto statuito dalla Corte d’Appello di Firenze che nel marzo del 2023 l’aveva condannato a sette mesi di carcere (pena sospesa) per maltrattamento di animali”. E’ quanto riportano l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) e la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA) che, parti civili nel procedimento e rappresentate dall’avvocato Claudia Ricci, esprimono grande soddisfazione. “Al Palio di Siena – affermano Michela Brambilla, presidente Leidaa e Carla Rocchi, presidente Enpa – il maltrattamento c’è stato, eccome. E adesso non lo diciamo solo noi, che lo denunciamo da anni, ma anche questa sentenza della Corte di Cassazione. Una pronuncia importantissima perché rappresenta una vittoria non solo per Mocambo e Fulmine Femmina, i cavalli coinvolti, ma per tutti gli animali, in particolare per i tanti cavalli che spesso nelle manifestazioni folcloristiche vengono sottoposti a trattamenti farmacologici o terapeutici non per il loro benessere ma allo scopo di ottenere prestazioni che, nel loro comportamento naturale, senza farmaci non sarebbero in grado di raggiungere”. “La Suprema Corte, dunque, con questa sentenza ribadisce che incidere sul benessere psicologico dell’animale attraverso l’utilizzo di farmaci o sostanze senza necessità terapeutiche, che non gli consentono di poter esprimere i suoi comportamenti naturali, determina una lesione del suo benessere fisico, perché l’animale è un essere senziente”, chiariscono.