L’AQUILA – Continuano a destare preoccupazione gli ultimi casi di rinvenimento di presunti bocconi ed esche avvelenati in parchi pubblici o in aree di addestramento cinofilo.
La scorsa settimana un Nucleo Cinofilo Antiveleno Carabinieri, unitamente alla Stazione Carabinieri Forestale di L’Aquila, ha messo in sicurezza i cittadini e i propri animali da affezione dal pericolo di avvelenamento, bonificando l’area riservata ai cani adiacente al parco pubblico “Baden Powell” di L’Aquila (loc. Santa Barbara).
Un privato cittadino aveva identificato il parco come il luogo dove il proprio cane era stato avvelenato: dalle indagini avviate dai Carabinieri Forestali non sono emersi elementi che confermano l’avvelenamento dell’animale, anche a seguito dell’intervento del veterinario e della perlustrazione effettuata dai carabinieri con l’unità cinofila specializzata.
Qualche giorno fa la morte di un cane per probabile avvelenamento in località Cascina – Casale Dragonetti del Comune di Cagnano Amiterno. In attesa delle risultanze dell’Istituto Zooprofilattico sulle sostanze rinvenute nella carcassa, i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Montereale hanno avviato controlli ad ampio raggio e mirati sopralluoghi, al fine di risalire agli eventuali colpevoli e per scongiurare ulteriori casi.
Chiunque riconosca segni evidenti (comprovati, ad esempio, da certificato di un veterinario) che un animale sia morto per avvelenamento – o qualora il proprio animale da compagnia e affezione ingerisca un composto che si sospetti essere un veicolo di sostanze tossiche o nocive (compreso vetri, plastiche, metalli o materiali esplodenti) – e manifesti nell’immediatezza chiari sintomi riconducibili a tale casistica, deve segnalare l’evento agli organi di polizia giudiziaria, contattando immediatamente il 112, il 1515 di emergenza ambientale o il Servizio Veterinario della Asl di competenza.
Il segnalante, in attesa dell’arrivo della pattuglia – rammentano i militari del Comando Forestale – dovrà preservare l’integrità dell’area da eventuali inquinamenti o distruzione delle prove in essa contenute, per evitare che vengano cancellati, seppur involontariamente, elementi importanti per la ricostruzione dell’accaduto e per l’individuazione del presunto colpevole. Dall’inizio dell’anno gli interventi dei militari del Gruppo Carabinieri Forestale in provincia di L’Aquila, per segnalate presunte morti di animali o per rinvenimento di esche contenenti sostanze tossiche o nocive, sono stati numerosi sia in aree antropizzate (parchi, giardini e aree pubbliche, le cui cause sono verosimilmente riconducibili alla volontà di tenere lontani animali da affezione) che in zone rurali e montane (vocate alla ricerca di tartufi, battute di caccia o a ridosso di sentieri e superfici di stazionamento delle greggi, laddove possibili moventi possono ricondursi a concorrenza tra cercatori o cacciatori, o anche al contenimento di cani aggressivi o incustoditi). Sono terminate ieri le operazioni di perlustrazione da parte della Stazione Carabinieri Forestale di Scanno in località “Olmo di Bobbi” nel comune di Cocullo, a seguito del rinvenimento – nella giornata di venerdì – di tre lupi morti per sospetto avvelenamento, che a loro volta avrebbero verosimilmente causato il decesso di quattro grifoni alimentatisi delle carcasse.
Grazie al pronto impiego delle Unità cinofile antiveleno dei Reparti Carabinieri Parco Nazionale di Assergi e Pescasseroli le aree coinvolte vengono tempestivamente battute e bonificate, così da scongiurare possibili o ulteriori conseguenze negative per la salute degli animali o in casi più gravi anche dell’uomo: non è da escludere, infatti, il rischio di ingerimento fortuito da parte di bambini, che potrebbero essere attratti dal cibo corrotto e portarlo alla bocca in modo inconsapevole, soprattutto se in aree ricreative all’aperto. Chiarisce infine il Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale della provincia di L’Aquila, Tenente Colonnello Cirillo, che nei casi in cui le analisi di laboratorio confermano la presenza di sostanze nocive o venefiche, si configurano – qualora non emergano ulteriori e più gravi fattispecie – i reati di uccisione (se a seguito di ingerimento si cagioni il decesso) o maltrattamento di animali, entrambi puniti con la pena della reclusione.