Che i paesi del Nord Europa fossero più liberali di noi per quel che riguarda la sessualità era risaputo ma forse non tutti, o meglio, probabilmente quasi nessuno di noi poteva immaginare che in Svezia il sesso con animali, definito a grandi linee con il termine zoofilia, fosse perfettamente legale a meno che non comportasse sofferenza all’animale stesso.
La parola zoofilia che deriva dalle parole greche Ζῴoν: animale e φιλία: amicizia, amore, propensione, è pregna di un rispetto che indubbiamente gli animali sottoposti a rapporti sessuali con esseri umani, non hanno trovato. La valutazione della sofferenza dell’animale come parametro distintivo tra ciò che si può e ciò che non si può fare, è a mio parere, in questo caso fortemente ipocrita, in quanto, se anche un animale non riporta traumi psicologici come può accadere ad un essere umano o ferite visibili, il concetto è molto più alto, accettare questi rapporti, infatti, equivale ad avvallare una cosa contro natura per sopperire alle folli esigenze di qualcuno che ormai non trova, evidentemente, piacere in nulla, e la scusa molte volte usata, di autentico amore verso il proprio animale, è anch’essa un ipocrisia e forse anche peggiore, in quanto chi ama davvere un essere vivente non osa portarlo a modificare la sua natura.
Ragionamenti simili hanno forse spinto il ministro degli Affari rurali svedese, Eskil Erlandsson, a vietare, dal 2014, ogni atto sessuale compiuto su animali, per chi contravverrà a questo divieto saranno previste pene che andranno da un’ammenda ad una detenzione di massimo due anni, anche se l’animale non mostra alcun segno di violenza.
Una vittoria della civiltà.
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