ROMA (10 febbraio 2023) Nel corso del 2022 sono stati presi nell'atto di commettere reato di bracconaggio oltre 6.000 individui e di questi oltre il 90% era in possesso di permesso di caccia, mentre bel il 46% deteneva illegamente armi o altri oggetti e strumenti per la caccia di frodo. Una delle maggiori operazioni è stata portata a compimento dai carabinieri forestali nelle provincie di Brescia, Mantova e Bergamo, operazione che portò all'arresto di 1 bracconiere (lo scorso anno ne sono stati arrestati, ma subito rilasciati circa 150) e alla denuncia per altri 141 bracconieri ed al sequesto di oltre tremila esemplari di uccelli selvatici. Proprio la provincia di Brescia è quella che detiene 2 record non sicuramente positivi, e vale a dire quello del maggiore numero di bracconieri fermati che avevano anche permesso di caccia e porto d'armi, percentuale che nel bresciano arriva a sfiorare il 97%, mentre il secondo record riguarda quello della detenzione di armi e strumenti atti alla cattura di armi che nella provincia di Brescia supera abbondantemente la media nazionale facendo il paio con la provincia di Cosenza in Calabria e quella di Enna in Sicilia. Per quanto riguarda le operazioni portate a compimento spiccano invece le regioni di Campania, Sicilia e Calabria, dove seppur con risultati minori in termini numerici di bracconieri assicurati alla giustizia spicca il numero di azioni svolte sia dai carabinieri forestali che dagli stessi guardiacaccia che per ognuna delle tre regioni supera abbondantemente il numero di 100 nel corso di tutto il 2022. Sulla vicenda inteviene l'AIDAA Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente che chede maggiore incisività nella lotta al bracconaggio e pene più severe da applicare, e che invita le associazioni venatorie ad intensificare i controlli tra i loro iscritti per arginare questo fenomeno.