Per spostare gli animali venivano tirati con violenza per le zampe e le orecchie oppure picchiati con forza con dei tubi di ferro. In alcuni angoli dei locali c’erano “montagne” di carcasse di animali morti o gettati lì agonizzanti, in attesa di una fine che sarebbe stata solo un sollievo. Per ucciderli venivano presi a mazzate in testa e ce ne volevano prima che il loro cuore smettesse di battere. I maialini, che sarebbero dovuti diventare prosciutto, venivano sbattuti su grate di ferro e marchiati con procedimenti dolorosissimi e il terrore era tanto che i cuccioli perdevano il controllo delle deiezioni. Ma l’immagine che più aveva fatto indignare il mondo degli animalisti, e non solo, erano state quelle torture su una scrofa malata e gravida, pressa a calci e colpita a ripetizione con un taser, morta dopo 30 minuti di sofferenze. Con quei fatti c’entra poco la diatriba tra veganesimo e consumo di carne perché non c’era un briciolo di umanità in quanto accadeva nell’allevamento degli orrori di Senigallia. E oggi esultano gli animalisti perché di recente è emerso come quel lager per animali ha definitivamente chiuso, cessando ogni attività. Un fatto rivendicato dall’associazione Essere Animali, che aveva filmato tutto quello che accadeva nell’anconetano con una telecamera nascosta, dando il via ad una serie di proteste e anche ad una indagine della magistratura.
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