giovedì 20 ottobre 2016

FEROLETO: 3.000 ANIMALI AVVELENATI IN 20 ANNI

Feroleto della Chiesa (Reggio Calabria - 20 ottobre 2016) - Da oltre venti anni migliaia di cani e gatti randagi e uccelli di ogni razza e specie sono uccisi con il veleno e poi sepolti in campagna o bruciati dopo essere stati raccolti dal personale comunale con la silenziosa complicità delle autorità locali che si sono succedute nel tempo nelle diverse amministrazioni comunali. Tutto questo è avvenuto nel corso di decenni nella frazione Plaesano del comune di Feroleto della Chiesa in provincia di Reggio Calabria e ora dopo l'ennesima segnalazione l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente - AIDAA lunedi presenterà un esposto alla procura della repubblica di Palmi a carico dell'amministrazione locale del comune e del sindaco in primis, in quanto primo responsabile della tutela degli animali randagi. "Sappiamo per certo che esiste un registro comunale dove vengono segnati gli animali trovati morti avvelenati e recuperati dal personale del comune e che questo registro è in uso presso la polizia locale di Feroleto- ci dice Lorenzo Croce presidente di AIDAA- sappiamo anche chi gestisce materialmente questo registro dove sono segnati gli animali raccolti morti ma mai o quasi segnalati all'amministrazione veterinaria pubblica per le verifiche sulle cause della morte, sappiamo che vi sono denunce pendenti presso la procura di Palmi di persone che hanno visto morire avvelenato il proprio cane proprio a causa del veleno sparso come sistema di uccisione dei randagi, denuncia della quale possediamo copia.Sappiamo molto altro e lo stiamo mettendo nero su bianco prima di portalo all'attenzione della procura e del ministero della Sanità in quanto riteniamo che negli anni questo sistema ha provocato la morte di migliaia di cani e gatti randagi e tutto con l'omertoso silenzio delle autorità che invece erano a conoscenza di questo vero e proprio eccidio di massa di cani e gatti,ma non solo- conclude Croce- sappiamo che questa moria per fortuna si è al momento fermata solo dopo che è stato sentito come testimone un consigliere comunale del paese. Ora vogliamo la verità".