on è difficile sorprenderli all’alba mentre salgono sulle loro station wagon ben equipaggiati nelle tute mimetiche, sacche e sacchetti per la raccolta dei bossoli, carabine accuratamente riposte nelle loro custodie. Da Roma Monte Mario al borgo di Sant’Andrea – Ipogeo degli Ottavi – l’area che circonda la riserva naturale dell’Insugherata pullula di bracconieri.
Il bracconaggio è un reato che si configura nel momento in cui si vada a caccia muniti di fucile, senza detenere un regolare porto d’armi; oppure si eserciti questo “sport” in una zona protetta. Così recita la legge che regola la caccia, la 157 del ‘92 e che prevede degli obblighi da rispettare con tanto di sanzioni per chi li viola. In certuni casi, al reato di bracconaggio si somma anche quello di furto, poiché la fauna selvatica è considerata proprietà dello Stato.
Succede ugualmente, in barba alla legge. Ed è accaduto anche ieri sera, nonostante il divieto chiaramente espresso nell’ordinanza di cacciare e sparare nella zona rossa. Cacciatori e bracconieri non si sono lasciati sfuggire l’occasione di portare a casa il loro prezioso bottino per farne ragù e salsicce.
La fotocamera del cellulare di alcuni attivisti che perlustravano la zona però li ha incastrati. L’immagine del malcapitato cinghiale di turno impallinato dalle carabine dei cacciatori di frodo e adagiato sul retro di una jeep, ha iniziato a girare in rete ed è già diventata virale. E finirà sulla scrivania dei Carabinieri Forestali insieme ad un argomentato e documentato dossier.