Il nucleo carabinieri Cites di Genova, in collaborazione con il nucleo cinofilo antiveleno (Cna) del reparto carabinieri 'Appennino Tosco Emiliano', con le stazioni Forestali di Montebruno e Santo Stefano d'Aveto hanno concluso un'attività di ricerca di bocconi avvelenati nei territori dell'alta val Trebbia e della val d'Aveto.
L'operazione si è conclusa nei giorni scorsi ed è stata focalizzata in aree dove la presenza del lupo, specie particolarmente protetta da leggi nazionali e normative internazionali, è ormai accertata e dove l'utilizzo di veleni per l'eliminazione di animali considerati 'nocivi' è già avvenuta anche in passato. Grazie alla preparazione di Alma, un labrador femmina di cinque anni, sono state perlustrate zone di pascolo e bosco per verificare che questi luoghi fossero liberi da sostanze tossiche.
Alma, che lavora a stretto contattato con il suo conduttore, è capace di sentire il veleno anche a distanza di una settimana successivamente al rilascio in natura, se le condizioni meteo lo consentono, e una volta trovato il boccone, vi si siede a fianco e attraverso il suo abbaiare segnala il ritrovamento.
L'abbandono in natura di bocconi avvelenati colpisce qualsiasi carnivoro od onnivoro che transiti nel terreno dove è stato buttato. Spesso vittime sono anche i cani dei residenti o di escursionisti che visitano queste vallate.
L'attività, che fortunatamente ha dato esito negativo, si è svolta con la perlustrazione di alcune aree selezionate per rischio o vulnerabilità nei comuni di Santo Stefano d'Aveto e di Montebruno, interessando una superficie stimata di 22 ettari totali e percorrendo tracciati per uno sviluppo complessivo di 15 chilometri.
L'attenzione dei carabinieri Forestali rimane comunque molto alta poiché l'uccisione di animale è un delitto punito dall'articooo 544 bis del codice penale 'con la reclusione da quattro mesi a due anni' e le conseguenze sulla fauna locale, sia selvatica che domestica, possono essere gravissime.