Leggo oggi non senza sconcerto sul corriere della sera che, Michela Brambilla vuole proporre una raccolta firme per vietare il massacro degli agnelli pasquali. Notizia meritoria se letta solo con gli occhi della emotività, spaventosamente specista se invece letta con gli occhi della ragione. La deputata nota per cavalcare le emozioni e usare gli animali per farsi pubblicità ieri ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare, raccogliendo firme per dire no al massacro degli agnelli per legge. A parte che questo progetto di legge lei essendo parlamentare, ed in passato essendo stato ministro avrebbe potuto e potrebbe tutt'ora presentarlo senza alcuna raccolta di firme, o comunque presentarlo e basta, ma volete mettete il clamore di una proposta destinata comunque al momento, purtroppo, ad essere cestinata se la stessa è accompagnata da qualche decina di migliaia di firme,il clamore mediatico ovviamente, in quanto alla Brambilla della specie ovina in quanto tale non gle ne frega niente. Infatti seppure lodevole la possibilità di non far togliere alle mamme pecore gli agnelli di 45 giorni la legge non proibisce la macellazione degli ovini adulti, quindi fin quando si tratta di un tenero agnellino che fa compassione e magari prendere qualche titolo sui giornali, va bene, fermiamo il massacro, quando invece l'agnello cresce e diventa pecora o montone, allora non interessa più a nessuno se viene ucciso magari sgozzato in mezzo a un campo. Allora quello per la Brambilla e per chi come lei gli animali li usano per farsi pubblicità sarebbe ammesso per legge. Alla faccia della coerenza e dell'amore per gli animali.