VIVISEZIONE: CANI E GATTI RANDAGI A RISCHIO DEPORTAZIONE.
La nuova normativa sulla
vivisezione europea (in discussione al senato l’emendamento “migliorativo”
introdotto dal governo italiano) prevede la possibilità di catturare ed
utilizzare per fini scientifici (vivisezione e sperimentazione animale) i cani
ed i gatti randagi presenti sul territorio dei paesi dell’Unione Europea. In
Italia per la verità questa pratica è comunque vietata dalla legge 281/91 che
riconosce una serie di tutele sia ai cani che ai gatti randagi e nonostante l’onorevole Michela Brambilla
in sede di votazione alla Camera dei Deputati abbia ritirato il suo emendamento
che rafforzava questo divieto sul territorio nazionale italiano per il
momento entro i nostri confini questo rischio non esiste. Diverso però il
discorso per le migliaia di gatti e cani che ogni anno migrano dall’Italia
verso i paesi del nord Europa dove invece in alcuni casi l’utilizzo di randagi
felini e canini per la sperimentazione potrebbe essere autorizzato. Appare
quindi evidente (specialmente per i viaggi che dal sud partono per la Germania
e per altre destinazioni oltralpe) che il rischio anche per una buona parte dei
nostri cani e gatti è tutt’altro che scongiurato. Ora siamo tutti consapevoli
che la maggior parte dei cani e gatti che vengono portati dai volontari in
Svizzera, Austria, Germania ma anche nei paesi del nord Europa sono animali che
tolti dalla strada nella stragrande maggioranza dei casi trovano una famiglia
pronti ad accoglierli e che quindi l’opera instancabile dei volontari e delle
volontarie specialmente del sud è in grandissima parte meritoria. Ma ciò non
toglie che il rischio che qualche migliaio tra cani e gatti finisca dritto
dritto nei laboratori è dietro l’angolo. Sappiamo infatti per certo che insieme
ai viaggi della speranza, quelli veri spesso si affiancano gruppi di
delinquenti ed opportunisti che dietro opportuni paraventi anche associativi
(finte associazioni animaliste e vere
associazioni a delinquere) pronti a raccogliere i cani ed i gatti o a
prelevarli in massa dai canili consenzienti e a deportarli in quei paesi dell’Europa
dove la legge consente l’uso di randagi per gli esperimenti di vivisezione (non
per forza sui farmaci, ma per esempio esperimenti sulla tossicità dei
prodotti). Per questo motivo è necessario da subito porre in essere tutti quei
controlli di polizia si alla frontiera sia durante i viaggi in modo che si
evitino nella maggiore misura possibili queste deportazioni che sicuramente
sono già clandestinamente iniziate (con l’appoggio di canili compiacenti anche
nel nord Italia che tengono in stallo gli animali a cui viene data una falsa
identità fittizia). Per questo motivo stiamo mettendo a punto un vero e proprio
dossier che nei prossimi giorni presenteremo ai Nas ed al Corpo Forestale
proprio per fare luce sul discorso dei traffici internazionali dei cani,
dossier che fa il paio con quello consegnato alle forze dell’ordine nei mesi
scorsi in merito all’importazione dei cani della Spagna da parte di pseudo
animaliste cani che poi finivano nei canili in attesa di essere poi trasportati
chissà dove. Salvati dalle Perreras o dalla strada per finire in un laboratorio
(i vantaggi economici sono enormi: un cane randagio si paga 50 euro un bearle di
Green Hill minimo 250 euro) sarebbe drammatico e se non stiamo attenti mentre
applaudiamo ad un ipotetica chiusura di Green Hill rischiamo di realizzare
tanti Green Hill nelle strade italiane dove al posto dei beagle i predestinati
alla morte sono i nostri randagioni.