Milano (8 Aprile 2012) – Dopo la
triste vicenda di Muggiano quando un gruppo di cani ha sbranato uccidendolo un
uomo che passava sulla stradina di campagna, venerdi un altro inquietante
episodio è avvenuto in Viale Ripamonti nella zona sud di Milano dove 2 cani
hanno aggredito due dipendenti di un vivaio della zona, i cani sono tornati in
azione ieri, ma nonostante sia stata chiamata la polizia che ha allertato le
unità cinofile dell’ASL i due cani sono riusciti ancora a fuggire facendo
perdere le proprie tracce. Milano è una città dove il randagismo è sotto
controllo per non dire quasi inesistente, per questo motivo sia nel caso di
Muggiano che probabilmente anche in questo caso non si può parlare di cani
randagi ma probabilmente di cani che vivono allo stato semibrado in alcuni
campi rom o al seguito di qualche sbandato. Da qui la proposta di AIDAA di
provvedere immediatamente a censire e microchippare tutti i cani ( e sono
diverse decine) che vivono dentro i campi rom e laddove necessario provvedere
al sequestro preventivo degli animali se mordaci in modo che si possa
provvedere al loro recupero. “Due episodi cosi ravvicinati ci fanno pensare che
si tratti di cani probabilmente tenuti in qualche campo rom o comunque in
abitazioni irregolari e che hanno la possibilità di allontanarsi senza essere
troppo seguiti- ci dice Lorenzo Croce presidente di AIDAA- a Milano esiste
un’ottima anagrafe canina ed un ottimo servizio veterinario per questo motivo
riteniamo innanzitutto per il bene degli stessi animali che si provveda a
censire, microchippare e laddove indispensabile porre sotto sequestro tutti i
cani che non sono ancora in regola con le normative regionali e nazionali e che
vivono all’interno dei campi rom, purtroppo il rischio che questi cani lasciati
vivere allo stato semibrado possano creare problemi è evidente da qui la
necessità di provvedere ad un loro censimento ed a una loro messa in regola.
Ovviamente- conclude Croce- questo non vuol dire che tutti i cani devono essere
sequestrati anche perché siamo certi che la maggior parte dei cani tenuti nei
campi dai rom e dagli altri nomadi sono trattati bene, ma purtroppo bastano
pochi esemplari maltenuti per creare un allarme sociale e una psicosi
collettiva che sarebbe buona cosa prevenire anziché trovarci ogni volta a
combatterla”.