PAVULLO. Un pitbull che azzanna al volto una ragazza incinta, il compagno che per salvarla uccide il cane con il coltello. Un’uccisione che gli è costata una condanna a dieci mesi (pena sospesa e non menzione). L’uomo era finito a processo anche per le minacce rivolte al fratello della fidanzata, proprietario del cane, che quando ha saputo che il pitbull era stato ucciso ha chiamato i carabinieri infuriato: questa accusa si è chiusa con la remissione della querela. La difesa dell’uomo, un 30enne, rappresentata dall’avvocato Lorenzo Bergami, ha già annunciato che farà appello
Era l’8 maggio del 2021 quando tutto è avvenuto. La coppia, lui un tunisino 30enne, lei una 21enne italiana incinta, era in casa, un’abitazione di campagna in una frazione di Pavullo, dove vivevano insieme al fratello di lei. Quella sera erano da soli quando, ad un certo punto, uno dei due cani del fratello di lei si è avvicinato. Da quanto ricostruito, la donna non aveva fatto nulla: il cane potrebbe avere fiutato gli ormoni della gravidanza. Il cane l’ha azzannata improvvisamente al volto, e a nulla sono vale le urla disperate della ragazza e il tentativo del fidanzato di staccare l’animale da lei. A quel punto l’uomo ha afferrato il coltello colpendo il pitbull al fianco: solo dopo essere stato ferito il cane si è staccato, per poi andare a morire in camera da letto.
Il processo
Quando il proprietario del cane viene a sapere quanto successo va su tutte le furie e chiama i carabinieri, scatenando la reazione del fidanzato della giovane, che lo minaccia di morte. E così il 30enne è finito a processo. Un processo in cui si sono alternati in aula diversi testimoni dalla vittima al veterinario che ha attestato come la causa di morte sia stata un fendente al fianco. Il professionista, però, ha anche evidenziato la presenza di una lacerazione nella bocca dell’animale, dovuta al tentativo del giovane di tirarlo via dal viso della fidanzata. Quindi, prima di prendere il coltello, il 30enne avrebbe tentato di allontanare in quel modo l’animale
Le testimonianze
In aula, come detto, si sono alternati diversi testimoni. Tra questi lo stesso proprietario del pitbull: «Era già successo che il cane mordesse mia sorella – ha rivelato l’uomo in aula – ma solo una volta». L’uomo aveva aggiunto, riferendosi al primo episodio: «Eravamo in casa, lei si è avvicinata ed è stata morsa vicino alla faccia. Quel cane, se qualcuno si avvicinava quando lui era in calore, ringhiava». Il giorno della morte del cane, lui non era in casa: «Mentre ero fuori ho ricevuto una chiamata e mi hanno detto che il cane aveva morso mia sorella», aveva continuato ieri in aula il proprietario del pitbull. L’uomo ha descritto anche la situazione di fronte a cui si è trovato una volta tornato nell’abitazione: «C’era il sangue che scendeva giù dal parquet, vicino alla zona in cui il cane è morto. Sgocciolava tutto».