Entra nel vivo la stagione venatoria in Trentino, con l'apertura autunnale della caccia al maschio di capriolo e al cervo. Dopo quella al camoscio partita lo scorso 17 agosto.
Ad imbracciare i fucili circa 6mila cacciatori. Un numero rimasto stabile negli ultimi anni, con un calo fisiologico del 2%. Per un'attività che continua a coinvolgere anche i giovani, soprattutto nelle aree periferiche della provincia.
“E' ancora una passione molto forte - dice Matteo Rensi, vicepresidente dell'associazione cacciatori trentini - radicata, spesso tramandata di padre in figlio. E quindi i giovani continuano ad avvicinarsi alla caccia”.
Per la stagione 2024/2025 sono prelevabili oltre 4.400 cervi, più di 3.700 camosci e circa 5.800 caprioli. Numeri frutto di censimenti accurati a cui partecipano gli stesi cacciatori. Che rivendicano il loro ruolo nel mantenere in equilibrio il patrimonio faunistico.
“La corretta gestione che l'associazione cacciatori mette in atto - dice ancora Rensi - fa sì che gli ungulati siamo costantemente in aumento, testimoniando la buona salute del mondo selvatico in provincia”.
Una gestione che, secondo i cacciatori, potrebbe diventare necessaria anche per i grandi carnivori, a partire dai lupi.
“Non credo si possa più parlare di animali a rischio d'estinzione. Vanno gestiti, come tutti gli altri”, conclude Rensi.