Si alleggerisce il carico di accuse per i due allevatori di cani del Portuense finiti a processo con l’accusa di frode nell’esercizio del commercio. Ieri mattina, nel corso dell’udienza, tre capi di imputazione sono ‘caduti’ a causa della prescrizione. Secondo l’impianto accusatorio, i due avrebbero venduto cuccioli di razza, assicurandone pedigree e buona salute sebbene si trattasse di animali tutt’altro che sani. Alcuni di essi, stando alle imputazioni, erano affetti da gravi problematiche di salute, al punto che uno sarebbe addirittura deceduto poco dopo l’acquisto. Si parla di esemplari di Cavalier king, Labrador, Bovaro del Bernese, Bulldog francese e Golden retriver ceduti per somme tra i mille e i duemila euro, ma con caratteristiche diverse da quelle dichiarate,Accuse che gli imputati hanno respinto attraverso i loro legali. "Il dibattimento chiarirà la serietà e la correttezza dell’operato degli allevatori – così gli avvocato Giampaolo Remondi, Paolo Baghetti e Nadia Alecci a margine dell’udienza –. Non possono essere ritenuti responsabili di patologie insorte dopo la vendita o non diagnosticabili in quella fase. Situazioni rispetto alle quali, comunque, i nostri assistiti avevano offerto assistenza anche in seguito. Le querele sono anche il frutto di una campagna mediatica sfavorevole e denigratoria, andata avanti per anni". In conclusione, i legali evidenziano come l’Ausl non abbia mai elevato alcuna contestazione relativa alla gestione dell’allevamento.