All’amico a quattro zampe di S. Margherita del Belice (Ag)
L’articolo che è apparso su Agrigento Notizie il 03 Luglio 2023, sull’amico a quattro zampe di Santa
Margherita del Belice ritrovato con le zampe posteriori legate e bruciato, lascia amareggiati. Sinceramente
leggendo e rileggendo l’articolo a distanza di giorni si rimane costernati non solo per il fatto accaduto ma
per l’intento. Appare chiaro che lo scopo dell’articolo, che sembra piuttosto un comunicato stampa, è per
dire che il povero amico a quattro zampe di S. Margherita del Belice non è stato bruciato vivo, anche se non
si comprende secondo quali dati.
La cosa sconcertante è che non si dica una parola sul gesto ignobile in sé stesso ma neanche sul fatto che
un cane randagio abbia subito tale scempiaggine. Quello che fa riflettere è che sia stato prima legato con le
zampe posteriori per essere reso immobile e poi bruciato. Restano da chiarire questi aspetti sui quali non si
può restare indifferenti e che denotano non solo il decadimento della coscienza ma anche della pietà.
E’ giusto che la coscienza abbia la sua voce e reclami chiarezza. Ci chiediamo pertanto come possa essere
accaduto.. per errore, per gioco, per divertimento, per crudeltà pura? Per saperlo poniamo le speranza
nelle indagini perché la società civile questo lo vuole sapere.
Ora che nell’articolo non si faccia accenno per nulla all’oscenità del gesto in sé stesso fa riflettere molto.
Sembra una discolpa da parte degli enti locali, preposti con responsabilità diretta dalle normative vigenti
alla tutela degli animali randagi, piuttosto che una condanna a chi ha compiuto il gesto.
Certo è che l’immagine di questo borgo della Sicilia, ricco di storia e di nobiltà per la presenza nei secoli
passati dell’alta aristocrazia siciliana, ha subito un grave danno alla sua immagine trascinata nel fango
mediatico a livello nazionale e forse anche oltre.
Ma Santa Margherita del Belice non è il solo paese della Sicilia ad avere acquisito un infausto marchio per la
crudeltà contro gli amici a quattro zampe. Si potrebbe fare una lunga lista di atti crudeli compiuti a danno
degli animali “randagi” in alcuni paesi della Sicilia, che trattano la questione randagismo come se fossimo
nel medioevo. Per contro ci sono invece diversi Comuni virtuosi che si stanno adoperando per la tutela
degli animali di affezione.
Ora la domanda è perché randagi? La normativa nazionale e quella della Regione Sicilia hanno già
legiferato in passato per la tutela degli animali di affezione e soprattutto per la gestione del randagismo. Le
norme fanno riferimento alle responsabilità diretta degli enti locali per la gestione ed il controllo del
randagismo, nello specifico i Comuni e le Asl, ciascuno con le proprie specifiche competenze.
Forse le normative sono scivolate dal paniere per non essere state applicate alla lettera. Qual è la
conseguenza? degrado morale, decadenza etica, mancanza di azioni determinate per istruire e costruire il
benessere di una comunità che non deve vedere o raccogliere cani randagi al fine di proteggerli, di cittadini
che non devono mettere mano alle proprie tasche per salvare i fedeli amici a quattro zampe.
A questo ci devono pensare gli enti locali responsabili dei territori. E dove sono già accaduti fatti cruenti
contro gli animali gli enti locali devono stare molto accorti e mi riferisco ad ASL e Sindaci delle
amministrazioni comunali perché che vi piaccia o no siete voi i responsabili per legge del randagismo
irrisolto in Sicilia.