Quello che ha capito è che il suo Labrador non ha recuperato completamente la vista. Perché ora la sera abbaia alle persone cosa che prima non faceva mai. Colpa di un «forasacco», una di quelle spighe che hanno invaso ogni angolo verde della città. Non per caso. Ma per volontà specifica del Comune, nella fattispecie dell'assessore all'Ambiente Elena Grandi convinta di «tutelare la biodiversità» cittadina lasciando crescere il verde fino a 30 centimetri. Di fatto riducendo gli «sfalci», il taglio dell'erba che si alza in modo inversamente proporzionale ai costi per le casse del Comune. Ma questo pare non essere la motivazione dietro la riduzione dei tagli. Anche se a qualcuno, come la signora Antonella, proprietaria del labrador, il dubbio è venuto dopo che, peraltro, si è trovata a dover sborsare un migliaio di euro dal veterinario. Ha dovuto far operare il suo cane per estrarre un forasacco che si era infilato dietro la terza palpebra dell'occhio. Un caso? Tutt'altro. Il 17 maggio è stata lanciata una petizione on line rivolta proprio all'assessore Grandi ed ha già raccolto oltre 600 firme. A Milano è un tam tam tra i proprietari di cani ma non solo. Perché l'erba alta, poi, oltre ad essere pericolosa per gli animali fa in fretta a diventare degrado. «Raccogliere le deiezioni canine nell'erba incolta diventerebbe molto problematico e accentuerebbe atteggiamenti sbagliati già molto diffusi come l'abbandono delle feci - si legge nella petizione - ma anche vedere una bottiglia rotta in mezzo a un prato incolto potrebbe ferire, anche gravemente, un bambino che, in quel prato, sta giocando». «Ho un'altra idea di biodiversità - spiega avvilita la signora Antonella - non l'erba incolta che nasconde una pattumiera». «L'assessora - si legge ancora nella petizione - ha dichiarato l'intenzione di ridurre il più possibile gli sfalci del verde in ambito urbano, al fine di tutelare la biodiversità, sul modello di Francoforte. Questa dichiarazione nasconde una totale indifferenza nei confronti delle migliaia di cani che abitano la nostra città e mette a rischio la loro salute». E «con l'arrivo del caldo, il manto erboso rischia di trasformarsi in un tappeto di lame». Spiegano che «la forma a freccia» di questa pianta infestante «può trovare facilmente una sede d'ingresso nel cane che passeggia o respira nell'erba alta: zampe, cute, mucose, naso, occhi, condotto uditivo». Cosa che regolarmente succede. Lo conferma Roberta Bonalumi, medico veterinario. «È un disastro. I padroni dei cani non se accorgono subito. E diventa un problema serio quando entrano nel naso o vengono deglutite e prendono la strada sbagliata, finendo nell'albero bronchiale». Con la petizione chiedono che «si faccia un passo indietro e che si trovino soluzioni eco sostenibili non solo per l'ambiente ma anche per chi questo ambiente lo abita». «Evidentemente all'Amministrazione comunale non interessa della salute e della sicurezza dei cittadini e delle decine di migliaia di cani che vivono nella nostra città - chiosa l'assessore al Territorio della Regione Gianluca Comazzi - Il Comune dovrebbe difendere le persone allergiche e chiunque abbia un cane. Sono forse cittadini di serie b?»
DI SERENA COPPETTI PER IL GIORNALE