GROSSETO. È stata riconosciuta colpevole ed è stata condannata a sei mesi di arresto, più al risarcimento delle associazioni animaliste Lac ed Enpa, diecimila euro in tutto. Sotto processo, per l’ipotesi di abbandono di animali, c’era Diletta Calisti, 45 anni, indagata all’indomani del blitz di carabinieri forestali, Asl e Istituto zooprofilattico nell’appartamento di via Europa, nel settembre 2021. La figlia, anch’essa imputata, è stata ammessa alla prova e per lei il procedimento si è fermato in attesa dell’esito.
Secondo l’imputazione, Calisti e la figlia avrebbero abbandonato vari animali domestici e li avrebbero tenuti in condizioni incompatibili con la loro natura all’interno dell’appartamento, in condizioni di promiscuità e sovraffollamento e con condizioni igienico-sanitarie inconciliabili con lo stato di benessere degli animali stessi. Erano stati trovati tra urina e feci, in mezzo ai rifiuti; ci sarebbero stati rifiuti ovunque e anche cadaveri di animali in avanzato stato di decomposizione. Il tutto si sarebbe accumulato per mesi, al punto che l’aria sarebbe stata irrespirabile: e il fetore era percepito anche all’esterno dell’appartamento. Un cane adulto di una specie assimilabile al pastore tedesco, sottopeso e con la perdita di pelo, in grave stato di disidratazione; tre gatti sottopeso e in pessime condizioni psicofisiche; tanti altri gatti, in un numero che non è stato quantificato; vari rettili, tra cui due lucertole e due tartarughe. Questi gli animali oggetto della contestazione da parte della Procura.La viceprocuratrice onoraria Elena Bartalini ha ritenuto la donna responsabile delle contestazioni mosse e ha chiesto la condanna alla pena poi effettivamente inflitta dalla giudice Agnieszka Karpinska al termine della camera di consiglio. La richiesta danni è stata avanzata sia dalla Lac, rappresentata dall’avvocata Gabriella Capone, sia dall’Enpa, parte civile con l’avvocata Elena Biagiarelli: per ciascuna la giudice ha disposto un risarcimento da 5mila euro. L’avvocata Iris Milano, che ha difeso la signora Calisti, ha tenuto a sottolineare un aspetto prioritario: «È stato solamente un atto d’amore», perché tutto quanto fatto dalla sua assistita deve essere inquadrato in un’ottica di protezione degli animali, nella sua volontà «di toglierli dalla strada, perché era da lì che la signora li prendeva per portarli a casa e cercare di curarli e di assisterli, come nel caso di quel gattino cieco che era stato trovato nell’abitazione». Non ci può essere alcuna previsione di un reato più grave, come quello previsto dall’articolo 544 ter del codice penale (in questo caso si è proceduto per l’articolo 727) perché le cause e le responsabilità delle morti non può essere dimostrata e tantomeno attribuita a Diletta Calisti. Gli animali rimangono per il momento alla Lac, fino all’affidamento definitivo. Motivazioni da depositare.