Proseguono, in Altopolesine ma non solo, i sequestri di collari elettrici da parte della polizia provinciale. Un settore di intervento di stringente attualità, tanto che, nei giorni scorsi, si è assistito al tentativo di “difendere” l’utilizzo di questo dispositivo da parte dei cacciatori. Incurante di queste polemiche, da parte sua il personale di Palazzo Celio continua con una costante opera di controllo del territorio che, appunto, sta dando frutti.
Anche nei giorni scorsi, infatti, sono stati sequestrati dispositivi ritenuti vietati dalla normativa. Si tratta di collari, appunto alimentati elettricamente, che vengono impiegati - per fortuna da una minoranza di cacciatori, giusto precisarlo - per l’addestramento degli animali. In particolare, possono comminare una “punizione” a questi quando adottano un comportamento che va stroncato.
Si va dalla possibilità di fare emettere al collare un suono, per passare a una vibrazione, per arrivare a una scossa elettrica vera e propria. Sul campo, poi, la polizia provinciale a volte sequestra anche collari privi dei terminali per infliggere la scossa; in questi casi, è verosimile che l’animale, a monte, abbia già subito un lungo addestramento, impiegando anche questo metodo barbaro, e quindi, ora, gli basti la vista del collare elettrico, con il timore che ne consegue, per adottare i comportamenti richiesti.
Dettagli, comunque, che nulla cambiano per la operatività della polizia provinciale che, pure in un contesto di penuria di uomini e mezzi, esercita una capillare attività di controllo, come dimostrato dalle numerose operazioni scattate dall’inizio della caccia.
Intanto, emergono ulteriori testimonianze dei trattamenti allucinanti ai quali vengono sottoposti alcuni cani da caccia. Alcuni perché, ovviamente, non è possibile, né giusto, condannare tutti i cacciatori per determinate pratiche aberranti che alcuni di loro, ovviamente una minoranza, possono porre in essere.
Secondo alcune testimonianze raccolte, infatti, ci sarebbero anche veterinari che si sono sentiti rivolgere una richiesta allucinante, ossia quella di “rendere sordo” l’animale, in maniera che non venga disturbato o impaurito dagli spari. Richieste che, doverosamente, sono state rispedite al mittente.