La Commissione europea ha lanciato un programma di azioni per rinforzare la lotta al commercio illegali di animali da compagnia. A seguito dei crescenti casi di frode segnalati dagli Stati membri, si legge in una nota della Commissione, è stato deciso di avviare un protocollo per contrastare la compravendita illegale di animali domestici, a partire dal 1 luglio scorso.
Ricadute sull’economia
Il commercio illegale di animali da compagnia, precisa la Commissione, non ha solo un impatto sulla salute e sul benessere di questi animali, ma colpisce anche i consumatori, provocando danni economici in termini di evasione fiscale ed entrate non dichiarate.
Gli obiettivi
L’azione di controllo durerà fino al 2023 e sarà coordinata dalla Eu Agri-food fraud network search (la rete antifrode alimentare dell’Ue). Gli obiettivi di tale programma sono in sintesi tre:
- Tutelare la salute degli animali da compagnia e della salute pubblica (da malattie come rabbia, leptospirosi, echinococcosi ecc.) attraverso l’individuazione di irregolarità e falsificazioni dei documenti ufficiali (passaporti, verbali di test antirabbici e certificati sanitari).
- Identificare il commercio di animali mascherato da movimento non commerciale, sia alle frontiere che successivamente all’interno dell’Ue.
- Scoraggiare i truffatori coinvolti in tali attività illegali (allevatori, trasportatori, veterinari, rivenditori).
Qualche numero
Secondo le stime europee, nel 2020 i cittadini dell’Ue possedevano 70,5 milioni di cani e 80,8 milioni di gatti. La domanda annuale di soli cani nell’Ue può superare gli 8 milioni di unità all’anno. Sebbene parte di questa domanda sia soddisfatta da allevatori autorizzati oltre che dall’importazione legale, avverte la Commissione, una parte importante di questi animali proviene dal commercio illegale e dal trasporto non registrato da paesi extra Ue. Inoltre, negli ultimi anni, gli animali domestici sono sempre più pubblicizzati attraverso piattaforme online e social media popolari (e anche per questo sono nate iniziative di lotta al traffico illegale di cuccioli sul web). Molte di queste pubblicità, conclude la nota, offrono animali non provenienti da allevatori onesti ma da fonti illegali che alimentano condizioni di riproduzione inaccettabili.