Che vivesse così, circondata dalla sua «roba», giganteschi cumuli di giornali, libri, riviste, fogli, documenti, scatole, si sapeva da tempo. Così come era già stato sperimentato che proprio quel confuso ammasso di cose che riempiva praticamente in ogni angolo questa villetta a schiera di via Massimiano, in zona Lambrate, potesse essere pericoloso. A sentire i vicini, infatti, un incendio c’era già stato, dieci anni fa, forse dodici, forse qualcosa in più. Comunque, in quell’occasione la signora, classe 1938, pare ex docente universitaria da tempo in pensione, da sempre schiva ed estremamente riservata e da parecchio ossessionata dall’idea di accumulare cose su cose, era lontana da casa. Tra le fiamme morirono alcuni dei suoi gatti. E fu quello il momento in cui i suoi «coinquilini» — un’enorme colonia di una settantina di felini, raccontano sempre i vicini — le furono portati via. E che i servizi sociali provarono ad avvicinarla e a seguirla e ad aiutarla, scontrandosi però contro il determinato rifiuto della donna. Quando i vigili del fuoco intervenuti su segnalazioni dei vicini, allarmati dal fumo che ieri mattina usciva dalle finestre, hanno spento l’incedio, hanno invece trovato il corpo della signora 83enne carbonizzato. Anossia, dovrebbe essere la causa del decesso. È morta soffocata dal fumo. «Imprigionata» dal caos che la circondava, da tutta quella carta che avrebbe alimentato l’iniziale principio d’incendio che in base ai primissimi rilievi della polizia scientifica sarebbe partito da un banale incidente domestico. Le quattro squadre di pompieri arrivati in questa piccola via alla periferia est poco dopo le 9 del mattino c’hanno impiegato quasi due ore per domare le fiamme. Stando ai racconti del quartiere, le condizioni psicologiche della donna erano peggiorate diversi anni fa, dopo una malattia che l’aveva provata. Da allora usciva poco, pochissimo, per lo più di notte, ed evitava con cura ogni contatto.