La Commissione Europea ha reso noti i dati statistici relativi al numero, le specie e le finalità dell’uso degli animali nella ricerca nel 2018 in 29 Stati Membri (compresi Norvegia e Inghilterra). Gli ultimi dati disponibili risalivano al 2015. Il numero degli animali usati, (escludendo i dati relativi alla Norvegia, non considerati nelle statistiche del 2015) scende per la prima volta dal 1991 sotto i 9 milioni con un totale di 8,921,758 animali. Considerando anche i dati della Norvegia, però, sono 10,572,305 gli animali usati nel 2018 nei laboratori europei: numeri ancora troppo alti se consideriamo che la direttiva che ne regolamenta l’uso, prevede che il ricorso alle cavie sia solo l’ultima possibilità (ovvero una eccezione), e questo senza tener conto della richiesta, scientifica, politica e istituzionale di tutta Europa, in relazione all’implementazione dei metodi alternativi e l’impegno per la totale sostituzione degli animali nella ricerca.
Per la prima volta sono specificate anche le statistiche relative agli animali usati per la creazione e il mantenimento di linee geneticamente modificate, rispondendo all’esigenza di trasparenza di informazioni manifestata dalla norma e dai cittadini.
Gli animali geneticamente modificati, infatti, rappresentano una realtà consistente nei laboratori arrivando a oltre 1,5 milioni, di cui il 16% mostra fenotipo sofferente, che comporta, quindi, dolore dalla nascita e patologie che li rende deboli e maggiormente esposti a stress e sofferenze.
Confrontando i dati con quelli del 2015, colpisce l’aumento all’uso di cani (+29%) 17,711 e primati (+4%) 8,583, specie particolarmente protette il cui ricorso dovrebbe essere strettamente vincolato.