Animali bruciati vivi, intrappolati nel bosco, in recinti, stalle e rifugi. La Sardegna brucia e intere aree di territorio un tempo verde oggi sono sparite, travolte dalla furia delle fiamme. Una catastrofe che, come dichiara il Wwf, ha spesso origine dolosa. «Solo il 4% invece avviene per cause naturali. Un disastro insomma, che mina la biodiversità, l’agricoltura, la pastorizia e di conseguenza tutte le persone che di queste attività vivono».
In queste ore di corsa contro il tempo, i volontari Enpa e le guardie zoofile sono stati impegnati a salvare quanti più animali possibili. Buone notizie arrivano dal Rifugio per cani nel comune di Cabras che è andato totalmente distrutto: tutti e 30 i cani sono stati salvati.
Diverso, invece, il destino di un gattile a conduzione familiare di Oristano dove sono morti 28 gatti . «Quando siamo arrivati, però, la situazione era già compromessa: il tetto stava crollando, il proprietario del gattile era stato ricoverato dopo aver portato in salvo due cani. Una tragedia», raccontano i volontari Enpa. «Nella zona gestiamo otto colonie feline, che per fortuna non sono state coinvolte – aggiunge Giovanni Contini, ispettore regionale delle guardie zoofile della Sardegna -. Ci aspettavamo di essere inondati di chiamate per segnalazioni di interventi per la fauna selvatica ma non è arrivata nessuna richiesta dalla Regione o dai Forestali. In quei boschi viveva una popolazione di almeno 400 cervi, e poi volpi, cinghiali e tantissimi animali. È una catastrofe di proporzioni inimmaginabili che avrà conseguenze per i prossimi 15 anni a venire».