Bracconiere denunciato, il Cabs torna all'attacco: «Servono pene più severe»
l bracconiere denunciato lo scorso 1 ottobre nei pressi di Farra di Soligo con trappole, reti e ben trenta uccelli tra cui alcuni appartenenti a specie protette, evidenzia ancora una volta non solo la persistenza del fenomeno illegale dell'uccellagione in provincia di Treviso ma anche di come sia sempre più inderogabile l'esigenza di inasprire i reati specifici».
Con queste parole il Cabs, associazione di volontari esperti in antibracconaggio, ha commentato l'operazione condotta nei giorni scorsi dalla Polizia provinciale di Treviso. Secondo il Cabs, infatti, il riproporsi dell'uccellagione, specie in determinate aree del paese, tra cui proprio il Veneto, trova una sua spiegazione anche nel lassismo con il quale il legislatore affronta il problema. «L'Unione Europea - ha riferito il Cabs - proprio a causa del mancato rispetto da parte dell'Italia della Direttiva comunitaria in difesa delle specie avifaunistiche, aveva aperto nei confronti del nostro paese il fascicolo EU Pilot, ossia un atto propedeutico alla procedura d'infrazione. Non si è fatto nulla, anzi peggio - riporta il Cabs - L'Italia, infatti ha convinto gli Uffici di Bruxelles a chiudere il fascicolo elaborando un piano contro il bracconaggio che è rimasto però inattuato nei suoi punti salienti. Tra le "previsioni" pure l'inasprimento delle sanzioni, rimaste però lettera morta». Tra gli uccelli sequestrati dalla Polizia Provinciale di Treviso ve ne sono alcuni protetti dalla Convenzione di Berna, firmata nel 1979 ed entrata in vigore in Italia due anni dopo. «Nel 2020 - ha conclude il Cabs - succedono ancora queste cose. E' evidente che un motivo deve pur esserci».