Immagini e filmati pedopornografici, decapitazioni di animali e di adulti: tutto questo diffuso in una chat via whatsapp. I contenuti invece erano stati presi dal web e successivamente diffusi tra un gruppo di 20 ragazzini, tutti minorenni, tra i 13 e i 17 anni. Tra questi vi è anche un 13enne del Pesarese. L’inchiesta era partita ed è stata coordinata dalla procura dei minori di Firenze ed era nata dalla denuncia, sporta a Lucca, di una madre che aveva scoperto sul cellulare del figlio 15enne alcuni filmati hard nei quali vi erano anche dei bambini. La donna si era quindi immediatamente rivolta alla polizia fornendo il telefonino contenente il materiale. Subito avviate le indagini, che hanno fatto il loro veloce corso, il gruppetto della ‘chat degli orrori’ è stato scoperto. La polizia Postale e delle Comunicazioni di Ancona, diretti dalla dottoressa Cinzia Grucci, ha quindi ricevuto la delega dalla procura fiorentina procedendo ad una perquisizione nell’abitazione nella quale vive il 13enne. Ovviamente il ragazzino non è imputabile per via dell’età, ma il magistrato ha deciso ugualmente per la perquisizione in modo tale da avere più prove possibili dato che, nell’orribile vicenda, vi sono implicati diversi ragazzini di oltre 14 anni e, in questo caso, parzialmente imputabili. Ma come sono riuscite ad arrivare queste immagini nei dispositivi dei giovanissimi? Se si pensa che il 13enne marchigiano aveva comunque buone capacità informatiche, viene facile pensare che i più ‘grandi’ lo siano ancor di più. Foto e filmati provengono infatti sia da siti in chiaro che dal dark web. Esistono infatti, e vengono chiusi di continuo, Url che rimandano a una sorta di portali contenenti immagini di crudeltà fatte sia nei confronti degli esseri umani che degli animali. Il peggio però, ovviamente, si trova navigando su quei siti internet più difficili, ma non impossibili per chi ha le tecniche giuste, da individuare. Non appena i contenuti venivano trovati, ecco che scattava la catena di ‘inoltro’ e tutto il gruppetto le aveva. Le accuse, in concorso per tutti, sono quelle di: detenzione, istigazione e produzione di immagini violente e pedopornografiche. ‘Istigazione’ poiché, nella stessa chat, si invitavano le persone a cui erano inviate le immagini, a condividerle mentre ‘produzione’ poiché, in un caso (ma non si tratta di quello del pesarese ndr) l’immagine di un nudo è stata scattata da uno dei minori. La Polizia Postale dorica ha sequestrato al 13enne due smartphone dei quali uno, essendo rotto, era stato quindi sostituito da un secondo. In entrambi vi è però l’account di whatsapp e quindi si cercherà di far ‘rifunzionare’ anche quello danneggiato in modo tale da acquisire più contenuti possibili che poi la procura di Firenze vaglierà per ricostruire tutto il loro iter.