L’orso M49 sarebbe ancora nella zona di confine fra l’Alto Adige e il Trentino, nell’area di passo Oclini e del Lavazè. Qui risulta anche un avvistamento a distanza. Il plantigrado si muoverebbe dunque nei boschi sopra la val di Fiemme, senza spostarsi, perciò le due Province autonome di Trento e Bolzano hanno tenuto una riunione dei tecnici dei rispettivi servizi faunistici, per coordinare il lavoro di monitoraggio. Ma nello scarno comunicato diffuso si parla anche di «eventuali azioni di cattura nella zona di confine che verranno condotte in modo congiunto dalle due amministrazioni».
Resta da chiarire quali sarebbero le circostanze che potrebbero indurre a una nuova cattura del giovane orso. Il quale era già finito in gabbia, nelle Giudicarie, a metà luglio, e poi trasportato, senza sedazione, su un rimorchio fino a Trento, nel recinto del Casteller. Qui, poche più tardi, la notizia dell’«evasione», avvenuta dopo la disattivazione del radiocollare. Rimangono interrogativi anche sulla destinazione dell’orso nell’ipotesi di un ritorno in trappola: l’unico areale chiuso disponibile risulta sia il medesimo Casteller.
Peraltro, a proposito di trasparenza, nella nota diffusa dopo l’incontro si sottolinea che «il coordinamento è garantito tramite una trasmissione reciproca in tempo reale delle informazioni utili, che vanno anche trasferite all’esterno, verso i media e la popolazione». E si precisa che «continueranno ad essere costantemente informate anche le amministrazioni comunali interessate». A ragionare su come vada rafforzato «il coordinamento già esistente per ogni attività di monitoraggio e presidio sulla zona» sono stati il responsabile del servizio trentino foreste e fauna, Giovanni Giovannini, e il coordinatore del settore grandi carnivori, Claudio Groff, mentre per l’Alto Adige era presente il direttore dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia, Luigi Spagnolli.
M49, come si ricorderà, secondo quanto riferito dalle autorità, si era reso responsabile di una serie di razzie di animali al pascolo, in quota, nelle Giudicarie. Le proteste plateali degli allevatori avevano trovato la piena sintonia della giunta provinciale, da qui l’ordinanza per la «rimozione» dell’orso (del quale non si esclude l’abbattimento). Dopo il rocambolesco episodio del Casteller, M49 avrebbe «bivaccato» quasi un mese sulla Marzola, monte sopra Trento, sostanzialmente senza predare animali. Si sarebbe cibato di frutti, selvatici e non.
A Ferragosto, la Provincia fa sapere che M49 si è spostato: improvvisamente è comparso al confine con l’Alto Adige, nella zona della val di Cembra. A quanto è dato sapere, la conferma dell’identità deriverebbe dagli scatti notturni di una fototrappola e dalla comparazione delle impronte trovate sulla Marzola con quelle rinvenute nella zona di Faedo e poi attorno a Aldino e al passo Oclini (dove è stato segnalato un vitello ucciso). Non si ha ancora notizia, invece, delle tracce lasciate da M49 nel trasferimento (60-70 chilometri), dei reperti campionati e di indagini genetiche, lungo un corridoio già utilizzato in passato da orsi maschi del Brenta «in libera uscita» verso est. Pochi anni fa orme erano state rilevate nella stessa zona, a Capriana, e si associavano al passaggio dei plantigradi in val di Cembra verso la Valsugana e il Lagorai.
Se in effetti l’orso «nel mirino» è M49, può darsi che semplicemente stia utilizzando quel corridoio per tornare nel Brenta. E poi andare in letargo.