Scoperto e denunciato dai Carabinieri della stazione Parco di Ruvo bracconiere, residente a Terlizzi, al quale sono stati sequestrati sette fucili e oltre 600 munizioni. Due licenze, una ad uso sportivo e l’altra ad uso caccia, aventi differenti tra loro un solo numero identificativo. È stato questo il primo indizio dal quale è partita l’indagine dei carabinieri forestali della stazione Parco di Ruvo di Puglia i quali hanno scoperto che una delle due licenze, quella ad uso caccia, altro non era se non la falsificazione di quella ad uso sportivo legittimamente rilasciata dalla Questura di Bari.
Tra gli altri importanti indizi a carico dell’indagato è poi emersa una anomala richiesta di duplicato al Commissariato di P.S. di Corato, anche attraverso una falsa residenza, nonché la presentazione al Comune di Terlizzi di apposita istanza, con documentazione falsa, per ottenere il tesserino venatorio, titolo necessario, oltre alla licenza, per esercitare la caccia.
Gli accertamenti hanno così appurato che il misfatto si è concretizzato attraverso la falsificazione dell’originaria licenza ad uso sportivo così fraudolentemente alterata e presentata agli organi competenti (Comune e Regione Puglia) posti in inganno al fine ottenere idonea documentazione, in primis il tesserino venatorio, in modo tale da poter così regolarizzare le uscite di caccia, dotandosi in caso di controlli di titoli apparentemente legittimi ma chiaramente falsi.
I forestali, nel prosieguo delle indagini, hanno accertato che il bracconiere aveva esercitato l’attività venatoria anche negli anni precedenti. Infatti dal riscontro del tesserino venatorio intestato allo stesso si è riscontrato che per la solo annata 2017/2018 le giornate di caccia a suo carico sono state oltre 50 con ben 350 capi abbattuti.
Le successive attività di perquisizione delegate dalla Procura di Trani prontamente eseguite dai militari presso l’abitazione del soggetto, hanno permesso di verificare la detenzione di 7 fucili e oltre 600 munizioni, poste così sotto sequestro unitamente ad ulteriore documentazione probatoria e a numerosi capi di fauna abbattuta rinvenuta all’interno di un frigorifero.
Diversi i reati di cui ora il “cacciatore” dovrà rispondere che vanno dalla falsificazione di documenti, al falso materiale, all’esercizio venatorio non consentito e conseguente furto venatorio.