martedì 3 luglio 2018

UCCISE IBIS SACRI - INIZIA IL PROCESSO AL BRACCONIERE

Ravenna, 3 luglio 2018 - Raro. Di più, un evento, trovare cacciatori e animalisti alleati su un unico fronte. Quello giudiziario, che li vede uniti nel chiedere i danni alla doppietta accusata di bracconaggio per avere ucciso, nel novembre del 2015, cinque ibis sacri, specie rara di uccelli censita nelle aree di valle cervesi. Sacri perché nell’antico Egitto erano venerati come simboli di una divinità. Il processo è iniziato ieri, davanti al giudice Cecilia Calandra, subito rinviato a settembre per un difetto di notifica all’imputato, difeso dall’avvocato Massimiliano Nicolai. Si sono costituite parti civili, dunque chiederanno i danni, le associazioni Lipu (avvocato Giuseppe Savini) e Wwf (avvocato Antonio Mancino), ma anche Libera Caccia, tutelata dall’avvocato Giovanni Foschini. Una realtà, quest’ultima, che «ha assunto una linea ferma di intolleranza contro coloro che esercitano illegalmente l’attività venatoria, per tutelare l’immagine della caccia e dei cacciatori onesti».
Per questo le doppiette ritengono «la crudele forma di bracconaggio» di cui è accusato l’imputato «ingiustificabile, sia sotto il profilo etico che culturale, tanto più viste le modalità ripetitive dell’uccisione degli ibis reali». Ciò in ragione delle risultanze investigative, un’indagine – coordinata dal Pm Stefano Stargiotti – che aveva visto impegnati carabinieri e Forestale e che aveva portato al coinvolgimento del Ris di Parma, il quale ha confermato che le cartucce utilizzate per abbattere quei volatili sarebbero compatibili con altre munizioni rinvenute nella disponibilità dell’imputato ed esplose da un fucile di sua proprietà. Da qui una richiesta risarcitoria di 10mila euro.
L’episodio risale al 28 novembre 2015 e fu una coppia di passaggio ad accorgersi che quel cacciatore sparava a più riprese contro quei caratteristici uccelli dal becco lungo e ricurvo, non esattamente dei passeri, pur in una zona dove l’attività venatoria è consentita, nelle campagne della frazione Tantlon. I due gli chiesero cosa stesse facendo, lui avrebbe risposto in malo modo, per poi allontanarsi. La donna annotò il numero di targa, che consegnò ai carabinieri i quali di lì a poco risalirono all’abitazione dell’uomo. I forestali rinvennero sia i cinque ibis morti che un bossolo esploso di recente. All’indomani scattò la perquisizione e furono sequestrate cartucce con bossolo dello stesso tipo di quello recuperato e un fucile di marca Benelli. Da qui l’accusa, mossa al cacciatore, che pure era in possesso di licenza, di uccisione di fauna protetta.