Sono preoccupanti i dati che giungono dagli Stati Uniti. La terra ha perso 18 milioni di ettari di copertura arborea nel 2014, con percentuali altissime nei pressi del bacino del fiume Mekong e in Africa Occidentale. Le perdite, pari a un’area grande il doppio del Portogallo, sono le più alte registrate dal 2001 secondo un rapporto prodotto dalla University of Maryland. I dati hanno evidenziato una tendenza sorprendente: gran parte della deforestazione è avvenuta al di fuori dei luoghi più colpiti da questa piaga, come Brasile e Indonesia. La Cambogia si colloca in cima alla lista dei paesi con la maggior deforestazione nel 2014, seguita dalla Sierra Leone, Madagascar, Uruguay, Paraguay, Liberia, Guinea, Guinea-Bissau, Vietnam e Malesia.
E’ quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) sul tema della sostenibilità ambientale.
Dati allarmanti, evidenziati anche da Nigel Sizer, direttore globale del programma foreste presso il World Resources Institute: “Questa analisi identifica un aumento davvero allarmante della deforestazione, che causa “hot spot” climatici precedentemente trascurati”.
Il rapporto denuncia il fatto che le foreste stiano cedendo il passo davanti alle priorità dell’uomo, molto spesso dei capricci o delle speculazioni, che mettono a dura prova il territorio. E’ fondamentale sensibilizzare il pensiero degli addetti ai lavori, permigliorare la supervisione delle foreste, prevenire l’illegalità dei progetti ed incentivare una maggiore richiesta della produzione di merci sostenibili. Gli alberi assorbono l’anidride carbonica e la deforestazione massiccia, presente in tutto il mondo, contribuisce non poco all’aumento della temperatura della Terra, colpa anche delle emissioni di carbonio. Il processo di rimboschimento ha ricevuto ampi consensi all’interno degli ultimi programmi sul clima dell’ONU. Nel 2014 infatti, a New York si è riunito un nuovo vertice delle Nazioni Unite nel mese di settembre, per discutere sulle necessità primarie dei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo dichiarato sarà quello di ripristinare 350 milioni di ettari entro il 2030. Gli scienziati concordano sul fatto che l’aumento della temperatura della Terra, deve essere limitato a 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, al fine di evitare fenomeni meteorologici catastrofici, come l’aumento del livello dei mari che minacciano l’intera popolazione mondiale. Tra il 1880 e il 2012, il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha detto che le temperature medie della terra e della superficie dell’oceano sono aumentate di circa 0,85 ° C.