OGNI ANNO ALMENO 1.700
CANI E GATTI BRUCIATI VIVI
Roma (10 febbraio 2015) –
Vengono bruciati vivi per diletto, per divertimento, ma anche
cosparsi di benzina, incendiati e poi lanciati nei boschi per
appiccare gli incendi. La cronaca ne parla poco, ma dalla raccolta
degli articoli di giornale e dalle segnalazioni arrivate a noi ed ai
servizi veteriari delle ASL di tutta Italia lo scorso anno sono stati
almeno 1.700 (950 cani) e (750 gatti), gli animali seviziati, e poi
bruciati vivi. In alcuni casi come in Sicilia o Napoli ci sono state
delle vere e proprie sollevazioni popolari contro i cani uccisi e
bruciati vivi, ma nella maggior parte delle situazioni la questione
non viene raccolta se non dalla stampa locale come avvenuto in
Puglia, nel Frusinate e in Basilicata e Calabria. Diversa invece la
questione dei cani e gatti impregnati di benzina e poi usati per
appiccare gli incendi boschivi, si tratta di una orribile tecnica
utilizzata sia nel Lazio che in Puglia, Abruzzo e Calabria di cui le
cronache si sono spesso occupate anche negli anni scorsi. “Il
fenomeno sembra ora in discesa- ci dice Lorenzo Croce- ma vale la
pena parlarne perchè chi tortura cani, gatti e li brucia vivi è un
delinquente, spesso ci sono anche dei minorenni coinvolti in queste
porcherie ma purtroppo come al solito oltre al silenzio c'è la poca
severità delle sentenze di quei pochi casi che arrivano
effettivamente a giudizio”.