sabato 5 gennaio 2019

CACCIATORI SOTTO ACCUSA. 16 MORTI E 49 FERITI NEGLI ULTIMI 4 MESI


L'Associazione Vittime della Caccia pubblica il "bollettino della guerra n.4" relativo alle vittime per armi da caccia e lo invia ai Ministri dell'Interno, dell'Ambiente, dell'Istruzione e alla Presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

I dati, che vanno dal 1 settembre al 31 dicembre 2018, presentano numeri drammatici e impressionanti che, in totale, considerando l'ambito venatorio ed extravenatorio, si traducono in 65 vittime, con 16 morti e 49 feriti dei quali 11 morti e 36 feriti tra i cacciatori e 5 morti e 13 feriti "non cacciatori". Ma andiamo per ordine. Il comunicato è infatti, molto preciso e presenta, uno per uno, tutti i casi riportati in quello che è molto di più di un semplice elenco fatto di numeri.



Così, tra gli altri e oltre ai diversi casi di "fuoco amico" che avevano visto il ferimento o l'uccisione di cacciatori scambiati per cinghiali, viene ricordato l'incredibile episodio di Osimo, nelle Marche, che il 28 ottobre scorso, aveva visto coinvolto un bambino di 10 anni colpito da alla testa, al viso e al collo, dai frammenti prodotti da un proiettile da caccia. Il minore, in gravi condizioni, era stato ricoverato d'urgenza all'ospedale Salesi di Ancona. Le indagini, immediatamente avviate dalla magistratura, sono ancora in corso.

E allora, eccoli i numeri. Numeri che, al di là delle fazioni contrapposte rappresentate da cacciatori e animalisti, restano drammaticamente inequivocabili. Nello specifico, in ambito venatorio, si contano 12 morti e 44 feriti ai quali vanno aggiunti i 4 morti e 5 feriti, rimasti vittime in ambito extravenatorio.

Tra le regioni interessate dai casi di cui sopra, è in testa la Lombardia con 10 casi. Fanalini di coda, Abruzzo, Umbria e Calabria. Sono stati esclusi dal bollettino, viene precisato dall'associazione, i casi di infarto, cadute o altre cause che non sono legate alle armi da caccia, così come i suicidi (a meno che non si tratti di minori) e fatti legati alle armi da caccia usate in ambito criminale, salvo se usate da da chi esercita attività venatoria.